Roberto Buzzatti, è un vero e proprio punto di riferimento nel settore del social media management. Originario di Treviso, famiglia di industriali del settore della plastica, cresciuto in una casa che lui definisce “troppo grande per riuscire a visitarla tutta”, tanto da costituire oggi un piccolo quartiere di Treviso, nel 97 si è diplomato ragioniere.
“Vergognosamente, direi, dato che sono stato bocciato per ben 4 volte”-dice Buzzatti.
Non sapevi stare alle regole?
“Sì, ma a patto fossero le mie! Oggi , però, sono molto cambiato”
Ha fatto il DJ a 16 anni per una radio locale e poi su una nave da crociera; “dopo aver convinto il dj ufficiale, suonai in porto a NY al posto suo. Volevo visibilità”-aggiunge Buzzatti.
Ha fondato nel 2000 una società, con un importante capitale di startup, dirigendo una struttura che operava tra Treviso, Milano e l’Inghilterra e creava software per telefoni cellulari. Nel 2001 la rivista “Wireless” lo ha inserito nella lista dei 100 Top Leaders della Mobile Economy.
“Non sapevo stare al passo con una struttura che cresceva troppo in fretta, dopata dall’effetto new economy: la bolla finanziaria scoppiata tre anni dopo portò l’azienda alla liquidazione e mi ritrovai senza niente; poi sono entrato in BNL dove, in soli 7 anni, sono diventato Direttore di una Agenzia a Mestre. Dopo 4 anni, sono stato inserito nel team di sviluppo della nuova banca digitale di BNL per la quale collocavo prodotti finanziari gestendo decine di milioni di euro. Prima ho sempre fatto soldi per me, poi mi sono ritrovato per anni a farne guadagnare a chi già ne aveva molti!”.
Per quanto io ti conosca, quel lavoro ti stava stretto giusto?
“Più scalavo i ruoli della banca e meno potere decisionale avevo, ma, hai ragione, ho sempre avuto il diavolo dentro, quindi ci riprovai nel 2012, sviluppando una piattaforma Social Media Geolocalizzata, che consentiva non solo di conoscere le persone, ma anche di sapere dove si trovavano per incontrarle e comprare o vendere oggetti. Nello stesso anno, ad aprile, ho presentato il progetto a SMAU Business vendendo tutto poco dopo a una grande società internazionale del web”. La storia recente, raccontata dai giornali precisamente un anno fa, lo vede ancor oggi impegnato nella gestione dei social media del Gruppo Billionaire Lifestyle; “di questo credo non serva più parlare (cercatelo su Google ndr.), un po’ perché se n’è già scritto molto, un po’ perché social media e risultati, frutto di un lavoro in team, sono visibili a tutti”.
Come è cambiata la tua vita dopo la banca?
“Aerei e treni quasi ogni settimana: Monte-Carlo, Porto Cervo, Milano, Roma, Torino, Londra, Parigi e Paesi Bassi. Mi sono sentito, agli inizi, come un concorrente del Grande Fratello nel primo mese dopo l’uscita dalla Casa: tutti ti cercano e ovunque tu vada, ricevi attenzioni e spesso la tua presenza, un consiglio, un qualsiasi intervento hanno un corrispettivo economico. Dopo un anno, mi sono trovato a seguire oltre 20 diversi progetti tra brand internazionali, musicisti, artisti, professionisti-come avvocati e commercialisti, o studi odontoiatrici-allevamenti di cavalli e profili di personaggi pubblici. Non sono mancati anche contatti dal mondo Politico durante le ultime elezioni”.
Come interpreti il lavoro del social media manager?
“In modo differente da come lo fanno i miei colleghi; niente cameretta e tazza di caffè, ma tantissima presenza fisica presso i clienti. Va da sé che quando loro si trovano nelle location più esclusive del mondo, finirai per trovarti a vivere una vita pazzesca fatta di locali e ristoranti meravigliosi, spiagge da sogno e hotel lussuosi. Questo dipinge la mia vita come agiata, invece non faccio altro che rimbalzare come una pallina di pingpong… seppur su un tavolo d’oro 18 carati!”.
Sarà, ma tanto male non vivi dai! Quindi, con i social media si può guadagnare parecchio!
“Come per tutti i lavori, l’impegno paga. Ma non basta, serve intuizione. Nel mio caso, la grande svolta, quella che davvero mi ha consentito di trasformare un lavoro da “nerd” in una professione cool, da rockstar 2.0, è arrivata interpretando in modo diverso il concetto di fare soldi con i social media. La visione comune vuole che, per guadagnare con i social media, sia necessario diventare popolari, cioè influencer, ottenendo così soldi dai brand per promuovere loro, i lori beni e servizi. Io ho capovolto il concetto: se imparo a far diventare popolari direttamente i brand, loro saltano il passaggio del pagamento agli influencer e pagano me. Gli influencer li gestirò come servizio aggiunto. Così è stato: io faccio soldi con i social, aumentando l’esposizione dei brand che mi affidano la loro immagine. E funziona e nell’ordine di milioni di visualizzazioni, tutte certificate dai dati insights delle piattaforme, che ottengo per i miei clienti. Premesso che i social da soli non sono sufficienti a fare il successo di un’azienda, ma ne costituiscono indiscutibilmente un asset fondamentale, una gestione professionale favorirà risultati come locali pieni, ristoranti full booked, eventi sold out, vendite in genere migliorate, autorevolezza, influenza. Non sono i followers che contano, è la qualità dei contenuti e il numero di volte che sarai in grado di farlo vedere sui social”.
E questo ti ha permesso di avere successo?
“Impegno e intuizione non bastano, talvolta serve una spinta che nel mio caso fu un messaggio ricevuto su whatsapp: ‘il vento di Londra sta arrivando’, riferito alla qualità della scena social di quella parte del mondo. Inizialmente teso per un confronto che mi vedeva perdente, risvegliai il mio “diavolo dentro” e risposi che avrei invertito la direzione e che Londra avrebbe dovuto prepararsi alla burrasca!”. Ok, dovevo sbarcare a Londra, ma non alla ricerca di un’intuizione, ma di ispirazione”.
A maggio, quindi, sei stato invitato al party privato di Alec Monopoly per la presentazione della collezione “Breaking the bank” presso la Eden Fine Art Gallery in New Bond Street a Londra; fu quella l’ispirazione?
“Ti ho già detto che sono fortunato? Fu l’occasione perfetta per invertire la direzione del vento. Come riuscii a ricevere quell’invito lo so solo io: un mix letale di scaltrezza, visibilità e tempismo. Incontrare Alec fu una rivelazione: lui, come me, è nato dai social e ora vende le sue opere a 250.000 sterline. Andai per capire come avesse fatto. Lo incontrai in un contesto assurdo, in un luogo a metà tra la villa di Tony Montana in Scarface e un edificio barocco di 4 piani in centro a Londra, ad un party ultra-privato, nel quale il più squattrinato (ma anche il più affamato) ero io!”
E poi cosa accadde?
“Parlai con tutti, conobbi collezionisti dal portafoglio a fisarmonica, esponenti politici messicani, artisti da tutto il mondo. Chiunque contasse si trovava li. Alla fine di una notte interminabile, capii cosa e come dovevo fare per trasformare il mio modo di comunicare in qualcosa di diverso: sintetizzai una formula comunicativa completamente nuova, le cui performance mi consentono oggi di avere una quotazione completamente diversa”.
Oggi, a un anno dall’avvio della tua agenzia di comunicazione, ricevi giornalmente messaggi privati sui social di ragazzi che sono alle prese con questo lavoro e che ti chiedono consigli o addirittura che ti ringraziano per aver dato un volto diverso alla professione: Social Media Manager oggi significa essere cool…
“Credo sia il processo di imitazione, lo stesso attraverso il quale si sollecita l’impulso all’acquisto sui media. Nel microcosmo del social media management io ho (in)volontariamente disegnato un “personaggio” che pare essere d’ispirazione per altri. Buon per loro; perché avere un riferimento è un grande vantaggio che io non ho avuto. Il mercato di oggi, quando ho cominciato, non esisteva nemmeno. A chi mi chiede un consiglio rispondo con un suggerimento: non vi fate abbagliare dall’apparenza, focus on brand e mettetevi in testa che il lavoro non vi deve divertire. Vi deve soddisfare.
Progetti per il 2019?
Sto lavorando alla realizzazione di un prodotto “reale”, perchè ho maturato il desiderio di promuovere qualcosa di mio. Per questo, in società con un giovane imprenditore, sto lavorando a un prodotto esclusivo e fortemente votato alla distribuzione sui social media. A livello personale, invece, sto valutando di lasciare Treviso e trasferirmi a Monaco (o meglio in costa azzurra), poichè la prossimità con il proprio mercato di riferimento non può che favorire i risultati dell’attività professionale. E poi perchè mi costerà meno come viaggi in aereo e pernottamenti in albergo! Certo, passerò dalla mini-suite dell’Hermitage, a un monolocale di 25mq e dalla spa Thermes Marins di Monaco, a una doccia 80×80. Ma ne vale la pena, per uno che solo un anno fa lavorava in banca!”
Roberto è un grande! l’ho conosciuto personalmente a Monaco alla pasticceria Cova: prendeva un caffè con due persone e nonostante fosse impegnato mi ha dedicato del tempo e dato due ottimi consigli per la mia pagina Facebook. Per me un vero esempio!