Nasce nel 1976 il marchio d’Avenza. Tony Clay, direttore generale e socio fondatore del marchio, nel ‘76 si trova in una situazione scomoda: la casa madre, La Chester Barrie, viene sottratta all’improvviso dal colosso Austin Reed e Tony si ritrova un’azienda piena di potenzialità ed eccellenza produttiva ma senza un nome.
I marchi sono depositati a Crewe (Chester Barrie e Simon Ackerman), sede di Chester Barrie, che, nel 1935, rivoluzione il mercato, offrendo in Europa un pret a porter di eccellenza, adesso appartengono alla Austin Reed e in un momento critico della fabbrica, decide di fondare un nuovo inizio. Nasce d’Avenza, dedica il nome al territorio, dove impiega 600 persone per realizzare l’abito a mano di una qualità insormontabile. L’azienda cresce e continua ad avere successi riconosciuti dai clienti che vestono il simbolo dell’eleganza. La vita dell’azienda nasce e cresce fino ad avere una lista d’attesa di tre anni con richiesta dall’Australia al Giappone, raggiungendo il suo zenit a metà degli anni ’80. Purtroppo Tony si ammala nel ‘87 e colui che rimane dalla dinastia degli Ackerman torna in Inghilterra in convalescenza e lascia un consiglio di amministrazione che porta la d’Avenza al fallimento con ventisette avvisi di garanzia e un fallimento che poi chiuderà in attivo. Renato Cecchi nel 94 rileva l’azienda e prova per venti anni a rilanciare il marchio, ma non riesce, scegliendo un management non all’altezza e non essendo direttamente del settore. Questi due fattori portano alla rinuncia, Cecchi svende la storia legata alle maestranze d’Avenza a Cucinelli, che snatura il prodotto e lo rende industriale.
Arriva cosi a Brandamour che, conoscendo la storia e qualità del prodotto, decide di acquistare il brand, ma scopre che necessita del ramo produttivo per ridare la sartorialita’ nel DNA del marchio e cosi contatta Jonathan Clay figlio del fondatore che, insieme ad Alberto Caruso, ha costruito uno stabilimento a Sorgano, dove ha riversato la sua conoscenza, facendo rivivere la qualità e raffinatezza della vecchia giacca, trasformandola in un prodotto innovativo, ma fondato sulle linee guida del padre. L’azienda è tornata a casa finalmente!
- JONATHAN CON KEITH RICHARDS
- JONATHAN CON SYLVESTER STALLONE
- JONATHAN CLAY
“E’ proprio così”-dice Jonathan Clay“-sto facendo le giacche per il concerto di Keith Richards, icona di stile, appassionato di giacche comode, ho realizzato anche la giacca indossata alla cerimonia degli Oscar da Sylvester Stallone, maniaco dell’eleganza. Entro fine anno ci sarà il primo negozio d’Avenza a Baku e abbiamo in programma l’apertura di nuovi punti vendita, una bandiera per ogni città”.
In occasione del Press Day da Hyper Room a Milano, molti hanno apprezzato il vostro meraviglioso baule; “verrà spedito ai negozianti scelti e verrà messo nei negozi per dare il servizio su misura, un vero e proprio trunk show che parte dal fatto che il sarto arriva, come da tradizione, con tutto il necessario per creare l’abito su misura”.
Quanto costa un abito d’Avenza?
“Il costo della giacca parte dai 3000 euro a salire sino ai pezzi unici per le giacche in vicuna”.
Che uomo è quello che sceglie d’Avenza?
“Un uomo di successo che non è necessariamente un vip, si fa notare senza eccedere, è la vera eleganza. Cerchiamo di creare giacche innovative, interni leggeri, che regalino un’eleganza tradizionale, fatta di dettagli, ricerca di tessuto e fodere”.
I clienti di Jonathan sono anche Principi, come William d’Inghilterra, Re e grandi personaggi come Bruno Vespa e il figlio Alessandro. Ora d’Avenza si riaffaccia sul mercato con linee pulite e contemporanee creando una nuova vestibilita’ con interni ultra leggeri e tessuti di altissima gamma. Il brand e’ tornato nelle piazze piu’ambite da Londra (San Carlo), New York (Barneys) Mosca (St James).
Finalmente si ritorna a una eleganza sartoriale degna di questo nome
Buonasera, in lavanderia mi hanno rotto due bottoni della giacca d’Avenza/Ackerman. A chi rivolgermi per comperarne una serie nuova di piccoli e grandi?
In attesa, ringrazio e invio cordiali saluti.
Onofrio Cirella