Era il 14 Gennaio 2000, dopo ottantasei anni di attività (1914-2000), l’ospedale psichiatrico Santa Maria della pietà di Roma veniva definitivamente chiuso con l’entrata in vigore della legge 180 meglio conosciuta come “la legge Basaglia”. Uno spazio di sette chilometri quadrati, con un totale di trentacinque palazzine, dove ospitava la degenza di migliaia di pazienti di ogni fascia d’età e sesso, colpite dal male invisibile chiamato “pazzia”. In uno di quei luoghi, il padiglione XVIII, Daniele Frontoni ha voluto raccontare, con un viaggio fotografico, quel posto carico di sofferenza chiuso ormai da venti anni, ma dove tutto è rimasto com’era.
Daniele Frontoni lo racconta così: <<I mesi trascorsi in lockdown, isolati dalla famiglia e dagli affetti, ha fatto riemergere nella mia mente i racconti, che sentivo fare da piccolo dalla mia famiglia, del “Manicomio-Villaggio” di Santa Maria della Pietà.
Al termine della qurantena ho sentito la spinta ad andare a vedere quel luogo, dove un parco di centotrenta ettari di terreno ospita i padiglioni dell’ex manicomio, il museo della mente e tanti murales che raccontano il mondo visto dai pazienti; proprio su uno di questi c’era scritto:” le cose che non si vedono”.>>continua Daniele <<Da quella frase è scattato tutto, volevo riuscire a far vedere quello che era stato, portare alla luce, attraverso gli scatti di una macchina fotografica, una piccolissima parte del vissuto quotidiano delle persone che hanno soggiornato lì. >>
15 scatti d’autore, realizzati dal fotografo Mattia Mirenda, in arte Sban, ritraggono i luoghi pregni di tanta sofferenza e solitudine, la stessa che ha segnato la vita di miglia di persone per anni.
Bellissimo articolo e stupende foto,uno spaccato su quello che per decenni ,direi centinaia,di anni non si e raccontato,la mente umana e tutti i suoi dolori nascosti,,bravo Daniele,,,