E’ autore di Jacques D’Adelsward Fersen-La cospirazione delle sirene” Gianpaolo Furgiuele, editore, psicoanalista e docente universitario.
A Fersen, poeta, dandy e scrittore francese, Furgiuele aveva già dedicato un altro libro in francese, nel 2019, poi una giornata di studi all’ Université di Lille ; stereotipo del moderno poeta maledetto, Fersen rimane ancora oggi sconosciuto dalla critica letteraria.
“Questo secondo libro continua a porsi alcune domande”-dice Furgiuele-“come ad esempio per quale motivo Sia stato ignorato dalla critica e dall’ intellighenzia dell’epoca.
A Capri, nel suo salotto, si ritrovarono personaggi come D’Annunzio, Marinetti, Ada Negri, esuli stranieri come Clavel. Come è possibile che uno scrittore di questo tipo sia stato dimenticato, non valutato, e non introdotto nelle antologie? Ho cercato di recuperare le tracce salienti del suo percorso. Anche Matilde Serao lo aveva preso di mira per ridicolizzarlo, probabilmente per le sue scelte sessuali. Sempre la Serao aveva rivelato l’omosessualità di Krupp che, poi, tornato in Germania, si suicidò”.
“Il Sogno e il mito; la Serao lo descrive come infelice, vuoto, dedito più all’ozio che alla letteratura.
Era legato soprattutto a un concetto di pederastia della cultura classica Che si ritrova un pò ovunque nella sua opera. A mio avviso, è doveroso fare le differenze tra l’uomo e l’autore, tra le sue scelte personali di vita e il suo valore letterario.
E’ accaduta la stessa cosa con Pasolini, che resta, comunque, un grande regista e intellettuale”.
Nel 1903 uno scandalo con alcuni adolescenti a Parigi portò Fersen in esilio volontario a Capri; “sull’isola era possibile crearsi un’altra vita e proprio lì lui fonda un modello di esistenza e arte personalissimi, vive il dandismo anche a livello stilistico. Dà vita a incontri con poeti, letterati, scrive i suoi libri, fonda la prima rivista omosessuale creata in Francia, Akademos, che durerà un anno, nella quale il Segretario era il suo compagno, Nino Cesarini.
Il paragone con Pasolini continua; anche il regista aveva lanciato il suo fidanzato Ninetto Davoli che, come Cesarini veniva da sottoproletariato urbano di Roma”.
Capri era un mondo a parte quindi?
“si anche per la collocazione geografica. Era lontana da tutto; gli artisti, Intellettuali, scappavano da una realtà in patria non facile”.
Quali sono i suoi futuri progetti?
“Sto lavorando a un altro libro nel quale metterò in evidenza i rapporti intellettuali di Fersen con Colette, o Cocteau, solo per citare alcuni nomi”
A suo parere Fersen si è suicidato?
“Penso proprio di sì; nei suoi ultimi testi faceva sempre riferimento al suicidio. Era ipnotizzato dalla giovinezza e dalla bellezza. Anche quando Nino Cesarini diventa più adulto si lascia andare nei confronti di un ragazzo di Sorrento, Corrado Annicelli. Difficilmente avrebbe accettato la vecchiaia.
Lo stesso Clavel scrive che lo aveva incontrato poco prima della sua morte e lo aveva trovato distrutto. Quando morì fu la Contessa Ephy Lovatelli Caetani a occuparsi di lui, compreso il suo testamento depositato a Sorrento.
La Lovatelli si occupo’ del corpo, lo trucco’, lo vesti’ esattamente come voleva Fersen, lo circondò di rose. Fu cremato e poi sepolto nel cimitero acattolico di Capri insieme ad altri esuli come le sorelle Walcott Perry, amiche di Fersen e frequentatrici delle sue feste”.
Se è la bellezza l’elemento centrale dell’esistena di Fersen, quali sono le bellezze che ci ha lasciato dopo la sua morte?
“La villa Lysis è sempra lì, immobile, Come testimonianza di un’ epoca svanita. Rimane la bellezza dei suoi testi, la corenza di una vita vissuta pienamente, ricca di incontri, ricca del miraggio della poesia”.