A grande richiesta torna in teatro “Io odio i Talent show”, spettacolo realizzato nel 2011 dal giornalista Mario Luzzatto Fegiz. Si tratta di una commedia musicale scritta con Giulio Nannini e Maurizio Colombi che firma anche la regia. Lo show, rinnovato nella sua parte musicale affidata al trio dei Los Chitarones, approda al mitico Teatro Ariston di Sanremo, il 30 novembre, ma ci sarà un’anteprima aperta al pubblico il 29 novembre al Cinema Teatro Vittorio De Sica di Peschiera Borromeo.
“Io odio i talent show” è la storia di un critico musicale, un tempo potente e temuto che, ai giro di boa dei 65 anni, si rende conto di non contare più nulla. Perché è accaduto? Perché il critico è stato derubato, derubato del suo mestiere che è andato a spalmarsi su giurie popolari, @mail, televoti.
E così, in un mix di ricordi, battute, canzoni il critico spodestato ricorda e delira. E balla anche il twist davanti allo specchio, si trasforma nel De Gregori processato dagli autonomi in un commovente crescendo emotivo. Si parla di Radio Private, disordini ai concerti rock, mentre Alessandra Amoroso confessa di non sapere chi è Jannacci e chi è David Bowie.
Ma una grande parte del primo tempo è occupata dal festival di Sanremo con i suoi retroscena e dalla tragedia Luigi Tenco. E proprio questo aspetto sanremese dello spettacolo che ha indotto Walter Vachino a ospitare nel suo teatro questa esilarante piece teatrale.
“Il titolo nasce da un colloquio con Maria de Filippi che mi aveva chiesto di fare le note di copertina del disco per i 10 anni di Amici”-sottolinea Mario Luzzatto Fegiz-“ma io odio i talent show le dissi e questa frase risulto’ un buon attacco. La De Filippi la uso’ e io la utilizzai per il titolo del mio libro. Cercavo un regista che mi desse una mano e lui ha messo in piedi un vero e proprio spettacolo con scenografie. Maurizio Colombi è un genio creativo e un noto regista; allo spettacolo collabora anche il mio assistente storico, Giulio Nannini, quindi risulta scritto a sei mani. In realtà è uno spettacolo di amore per la musica nel quale succede di tutto e dal quale ho tratto il mio primo libro divertente uscito dopo lo spettacolo, ma alcune parti non sono rappresentate, come l’avventura a luci rosse con una fan di Gianna Nannini. Prima sarò a Milano giovedì 29 novembre, alle 21,00, al Teatro De Sica di Peschiera, poi a San Remo, all’Ariston, dove è stato rimesso in scena su richiesta di Walter Vacchino, patron del teatro”.
Qual è la parte più facile e più difficile per te?
“La piu’ facile per me è il blues in bergamasco, ma anche il twist, la piu’ diffcile, invece, l’inizio, con l’ happening con il pubblico, perché è un testo che non mi appartiene e faccio fatica perchè è scritto da altri. Lo spettacolo mette insieme verità e invenzione; la bellezza è che se fai il critico devi essere onesto, se fai il cronista devi attenerti ai fatti, se fai teatro puoi mentire, la rappresentazione può anche essere sinonimo di menzogna”.
La Amoroso si è offesa?
“Nello spettacolo dico che la Amoroso non sa chi sia David Bowie ed è una vera tragedia, ma confido che nel frattempo abbia imparato e studiato!”
In questo spettacolo la gente esce sconvolta, perchè si parla della morte…
“Si racconta che a 55 anni la morte è un brusio, a 65, invece, una nota carica, dopo i 70 è uno scroscio; la paura della morte che avanza si sconfigge con la colonna sonora della nostra vita, l’unica cosa che ci possa salvare”
Quale è il pezzo forte dello spettacolo?
“La parte nella quale fondo i racconti di Lucio Dalla-quelli che mi faceva spesso al telefono-con la mia immaginazione; proprio da questo ho ricavato il pezzo forte dello spettacolo”.
Che Luzzato Fegiz esce?
“Io esco in maniera diversa e sono spietato anche nei miei confronti. Racconto come nascono i versi di Mogol e Battisti; resto in scena 55 minuti come primo tempo, 40 per il secondo ed esco stravolto. Con me ci sono tre chitarristi e un cantante, tutti agèes, ma virtuosi, Los Chitarones, un trio, un’idea, un gioco, un modo scherzoso di suonare insieme, senza tabù, senza l’ipocrisia delle basi musicali, solo per il gusto di divertirsi e divertire”.
Tre chitarre di legno ed una voce per rievocare Lucio Battisti, Django Reinhardt, Mozart e molti altri. Un po’ flamenco, un po’ bossanova, un po’ quello che viene. Los Chitarones è una formazione unica nel suo genere e che regala sempre emozioni e tanta allegria.
Per l’occasione sarà ristampato il libro “Io odio i talent show” (Guido Veneziani Editore), che in parte riprende lo show e in parte offre una raccolta di picchi emotivi della carriera di Mario Luzzatto Fegiz, e sarà disponibile anche il suo più recente libro “Troppe zeta nel cognome”(Hoepli), che viene in piccola parte recepito in questa nuova edizione dello show.
Per info e biglietti Teatro Ariston: tel. 0184 506060
Per info e biglietti Teatro De Sica (Peschiera Borromeo): tel. 02 51650936 – biglietti@oltheatre.it
Mario Luzzatto Fegiz è nato a Trieste il 12 gennaio 1947, per decenni critico musicale e inviato del Corriere della Sera, con numerose esperienze radiofoniche (debuttò nel 1969 alla RAI con Per voi giovani) e televisive (fra cui Mister Fantasy, Re per una notte, Momenti di gloria, Music Farm e, come autore, Emozioni su Raidue). Autore di saggi e libri (il più noto Morte di un cantautore, la prima ricostruzione della tragica fine di Tenco) è stato docente all’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano. Nelle vesti di attore ha portato in scena lo spettacolo teatrale Io odio i talent show, scritto con Giulio Nannini e con la regia di Maurizio Colombi.