In questo periodo una delle cose fondamentali è la lettura; tra i libri ordinati con curiosità e attesi trepidamente c’è “Cuore in trappola”, di Stefania Doimo Zilio, copywriter, scrittrice, autrice e conduttrice di programmi tv, che ho avuto il piacere di conoscere in occasione di un grande evento a Milano.
Curatrice e ideatrice di un mensile di medicina, psicologia, salute e benessere, è un counsellor professionista, parla 4 lingue ed è una studiosa di Kabbalah.
Sin dall’età di 13 anni tiene un diario quotidiano; sensibile e impegnata per la difesa contro la violenza sulle donne, ha ideato il programma “Cuore capovolto”, insieme a due psicologhe per i comuni della provincia di Vicenza. La sua simpatia e l’entusiasmo sprizzano da ogni poro di questa donna che sorride anche con gli occhi.
“Durante i miei studi di Counselling sono venuta a contatto con molte storie simili a quella che ho raccontato. Donne che soffrivano per una relazione sbagliata, innamorate dell’idea dell’amore, più che dei loro compagni con i quali però persistevano nel restare, pur essendo vittime di violenza psicologica. Ho visto piangere troppe lacrime, ho sentito la disperazione e la paura di abbandonare un errore palpabile, visibile ai loro occhi, ma oscurato dall’orgoglio e dall’insicurezza. Donne manager, con successo nel lavoro, madri e single, la dipendenza affettiva non ha un passaporto, è libera di penetrare nei sentimenti di ogni donna, a volte anche di qualche uomo, ma i casi sono rari per entrare nelle statistiche.
Ho voluto dare voce a tutte, me compresa, personificando nei due attori del libro le personalità di entrambi: Davide, il lui insensibile e anaffettivo e Anna la guerriera dell’amore a volte vittima, altre carnefice”.
Perché questo titolo?
“Cuore in Trappola perché se vivi una relazione malata il tuo cuore non può che essere in trappola. L’amore è un sentimento molto delicato e raro, chi ama davvero mette al primo posto se stesso per il bene dell’altro. Non si annulla, non scompare per l’altro, al contrario offre alla coppia la sua natura, il suo Io che, dopo leciti compromessi, deve essere accettato dal partner, non certo respinto. Bisognerebbe imparare ad amare senza rinunciare a se stessi”.
Quale messaggio vuoi trasmettere con questo testo?
“Non ho la pretesa di inviare messaggi, piuttosto sarebbe bello che potessimo riflettere sull’argomento. Vedi, la violenza fisica lascia segni inequivocabili e la si combatte da anni per la barbarie con cui viene perpetrata. Le ferite dell’anima sono invisibili agli occhi degli altri e le vittime non conoscono parole per descrivere il male che provano durante e alla fine – se ce la fanno – della relazione. Per questo bisogna prevenire, capire i segnali che ti possono mettere in allarme, che ti devono far pensare e agire subito. Tanto, sappiamo tutti che finirà male, restare significa solo alimentare quel male ogni minuto del giorno. La domanda è fino a che punto sono disposta ad amare un uomo che non mi ama, fino a che punto sono disposta a combattere per un amore che esiste solo nel nostro orgoglio. Le donne vittime di queste relazioni malate confondono l’amore con la sfida, questo lo spiego bene nella seconda parte del libro con l’analisi psicologica degli episodi, redatta grazie all’aiuto di una psicoterapeuta che mi ha aiutata a capire le dinamiche del rapporto tra Anna e Davide”.
Alcune donne amano troppo e/o in modo errato e non si accorgono-o non vogliono accorgersi- di chi hanno sposato o della persona con cui hanno una relazione?
“Sì, purtroppo le donne non si accorgono subito che la persona che si sono scelte, non è quella giusta.
Quando se ne accorgono sono dentro l’occhio del ciclone. La domanda giusta da farsi è perché pur consapevoli, restano?
Chi è nel vortice cerca di respingere la tempesta distruttiva che s’imbatterà su di lei. Fa di tutto per rimediare, per aggiustare, per combattere perché ammettere di aver sbagliato, magari per la terza, quarta volta, fa male. Prova solo a pensare alla nostra cultura. Ci hanno insegnato fin da piccole che “l’amore non è bello se non è litigarello”, che “amare significa soffrire”, che “per essere una buona compagna devi sopportare le bizzarrie del tuo uomo”, che “una buona moglie deve soddisfare il marito”. Lo so che oggi le cose sono cambiate, basta vedere il numero dei divorzi, ma non dimentichiamo che questi dettami erano la normalità pochi decenni fa. Ricordiamoci che il delitto d’onore è stato abolito nel 1981, io avevo 15 anni. Perché la nostra mente ripulisca i neurotrasmettitori che portano queste informazioni dovranno passare almeno altri 50 anni”.
In questo momento storico delicatissimo quali consigli daresti alle donne in coppia e quali alle donne ancora single?
“Le coppie hanno un’opportunità straordinaria in questo periodo di forzata reclusione, quello di conoscersi. Immagina una coppia di oggi che si incontra per caso dopo 13 ore di lavoro. A meno che non sia evoluta, queste due persone si sono perse. E’ il momento per mettersi una di fronte all’altro e parlare di sé. Affrontare serenamente ogni argomento, anche il più spinoso, dire come ci si sente e cosa non piace dell’altro. Far sapere quanto si ammiri l’altro elencando le sue doti, le sue qualità. E quello che dico sempre è costruite un “giardino privato” dove nessuno può accedere, se non la coppia. Te lo spiego meglio: immagina due cerchi che non si incontrano mai e sono addirittura lontani. Ora unisci di due cerchi in modo tale che al centro ci sia una parte di lei e una di lui. Quella congiunzione è il “giardino segreto” che ha regole molto precise. Per esempio sono vietate le bugie, sono ammesse le critiche, si entra per sfogarsi. Usciti di lì la coppia rientra nel suo cerchio per continuare la sua vita, senza interferenze da parte dell’altro. Questa è secondo me, la relazione perfetta che, se anche dovesse finire, nessuno si farà male dato che da entrambi condivisa e soprattutto perché nel “giardino privato” sono bandite le bugie. Per le single è la stessa cosa, guardiamoci dentro e cerchiamo di conoscerci meglio per migliorare come donne. Aumentiamo la nostra spiritualità come pratica quotidiana con meditazione, lettura e riflessione”.
Tu sei sposata/fidanzata, se no perché?
“Sono stata sposata e ho avuto relazioni bellissime, tolta l’ultima che per la sofferenza vissuta sono a credito per altre tre vite. Attualmente sono felicemente single. Ho scelto l’anoressia sessuale, che però, ora che ci penso, sta durando troppo”.
Esiste un uomo ideale?
Bella domanda. Secondo me, esistono i compromessi ideali, gli equilibri ideali, prima di tutto però, esistiamo noi stessi. IO sono presente, IO sono connesso, IO sono l’IO sono!”
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